La citazione, anche letta di sfuggita, ha la stessa potenza subliminale di un manifesto che vedi sfrecciare quando viaggi su un treno ad alta velocità: si sedimenta nel fondale della mente e sale a galla quando meno te lo aspetti.
Quando riemerge hai la sensazione di gustare l’ultimo sorso di un buon whisky e finanche quella che gli Scozzesi chiamano la parte degli angeli, una piccola percentuale del distillato che evapora prima dell’imbottigliamento e sale in cielo.
Noi siamo angeli e ci sollazziamo con le esalazioni delle citazioni.
Essere felici vuol dire essere invidiati. Ora c'è sempre qualcuno che ci invidia. Si tratta di scoprirlo.
I piani dell'anima umana sono infiniti. Bisogna soltanto saper camminare intrepidi sull'abisso: o si conquista la propria cima, o si perisce. Non sarà in ogni caso la vita grigia di quelli del gregge, che si accorge a malapena di esistere. (da Insaziabilità)
Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che altrimenti apparirebbe incomprensibile, ci aggrappiamo al nome che gli è stato dato, e questo ci dà l'illusione di avere la conoscenza di ciò che osserviamo. (da Il guardiano dei sogni)
Soltanto gente crudele può aver inventato l'inferno. Persone con sentimenti umani non avrebbero gradito l'idea che quanti sulla terra fanno cose condannate dalla moralità della loro tribù, debbano soffrire eternamente senza nessuna possibilità di riscatto. Non credo che la brava gente possa accettare un'idea simile.
Le decisioni sono un modo per definire se stessi. Sono il modo per dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo. (da Il delfino)
E che centomila abbiano avuto delusioni, diminuisce forse il dolore di chi viene deluso? (da Il Mestiere di vivere)
Sarà forse un'assurda battaglia, ma ignorare non puoi che l'Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi.
Da qualche parte c’è qualcuno, per il quale nessuno ha votato, che spinge perché il mondo giri sempre più alla svelta, perché gli uomini diventino sempre più uguali in nome di una roba chiamata “globalizzazione” di cui pochi conoscono il significato e ancor meno hanno detto di volere.
La sensazione più seducente, leggendo il libro, è quella di assistere al lavoro di un orafo, di un maestro orologiaio, che nel suo laboratorio silenzioso smonta e rimonta, per la nostra gioia, meccanismi complicati, ingranaggi delicatissimi, senza mai smarrirsi fra le mille rotelle e senza mai disperdere l’incanto immenso che da quelle macchine promana. Un miracolo.
Chi ha perduto (o volontariamente abbandonato) un buon numero dei suoi punti di riferimento, chi non è bloccato dalla limitazione del suo corpo, dallo spazio generato dal suo corpo e dall’attenzione rivolta alla propria situazione chiusa e limitata, chi è liberato dalla massa, costui, divenuto ora “volatile” o semplicemente sciolto da ogni pastoia, disinnestato, divenuto un essere d’altra specie, costui è il vero Uomo Metafisico. (da Conoscenza dagli abissi)
Il caos demoniaco di ogni voce isolata, di ogni conoscenza, di ogni cosa… questo caos adesso lo assaliva, a quel caos si consegnava. Ognuno è minacciato dalle voci indomabili e dai loro tentacoli, dal fogliame delle voci... voci di secondi, voci di anni, voci che si intrecciano nella maglia del mondo, nella rete delle età, incomprensibili e impenetrabili nel loro ruggente mutismo (da La morte di Virgilio)